Reef Alchemist
12-02-2020, 10:16
Avevo 11 anni e correva l'anno 1992 quando dopo insistenti capricci per avere un'iguana reale finalmente i miei arrivarono con una piccola scatola sporca e malconcia.
Era il grande giorno! Aprii e...... una tartarughina!!
Lì per lì non avrei mai immaginato la ripercussione che avrebbe avuto su di me quella furba scelta di ripiego, ma la mia vita o forse meglio dire le mie mani in un certo senso non sarebbero state mai più asciutte.
Avrei dovuto ribellarmi, ma non fu così.
Al tempo non avevo internet, a dire il vero nemmeno esisteva e i soldi che possedevo erano il frutto di paghette conservate eppure questo non mi fermò dal voler dare il meglio alla mia nuova amica.
Recuperai quante più nozioni possibili girovagando per gli oggi estinti negozi di animali e comprai subito qualche libro (forse gli unici che lessi davvero con attenzione fino a quel giorno) di lì a poco non fui più il possessore di una tartarughina, ma di una bellissima trachemys scripta elegans, si perché a soli 12 anni ero già cosciente che quella nella mia cameretta non era un soprammobile da mostrare agli amichetti bensì un essere vivente con un proprio nome e delle necessità che meritava di stare bene per quanto potesse esserlo lontano da un vero fiume.
Passa il tempo e il mio amore si trasforma in vera e propria passione concreta. A 16 anni avevo diverse specie di testuggini (si perché le tartarughe sono quelle marine) con rispettive vasche a tema e seppur giovanissimo ero diventato talmente conosciuto per la mia esperienza che perfino alcuni negozianti si affidavano a me per le consulenze e per le cure.
Ne ero certo sarei diventato un erpetologo.
A 30 anni avevo ormai regalato tutte le mie bestiole tranne una, si la mia ormai non più giovanissima trachemys che morì dopo qualche anno.
Non diventai un erpetologo e non diventai un veterinario, ma la mia carriera lavorativa prese comunque una bella piega. Non era qualche soldo in più a mancarmi, ma il tempo dedicato a ciò che amavo di più, gli animali acquatici.
Una mattina mentre andavo al lavoro chiamai la mia compagna e le accennai la mia frustrazione.. non credo che capì esattamente cosa le stessi dicendo (in fondo ancora oggi non ha ben chiaro cosa mi fece fare quella telefonata) fatto sta che di lì a poco spuntarono per casa uno poi due e poi tre nuovi acquari oltre a quello della testuggine.
Allestii dapprima un tropicale asiatico poi un salmastro con brachygobius e infine un meraviglioso e gigantesco amazzonico con i colomesus asellus.
Ero felice come il bambino del '92.
Passano altri anni e dopo il trasloco e la perdita della tanto amata trachemys resto per un periodo con un solo acquario, non uno qualunque però, una vera e propria palude con terra emersa ricca di vegetazione e acqua bassa ospitata dalle più svariate piante con una decina di piccoli caracidi e microfauna in più di 150 litri netti.
Il paludario divenne la mia massima espressione dell'acquariofilia; non solo era bellissimo (in fondo è una questione di gusti), ma letteralmente perfetto, un ecosistema incapsulato totalmente autosufficiente (nessun filtro, nessun cambio d'acqua nessuna somministrazione di cibo da parte mia) che ancora oggi è sanissimo con gli stessi ospiti vivi e sani inseriti diversi anni fa.
Una sera del passato 2018 mentre ammiravo orgoglioso il mio mini mondo sentii che non poteva finire così, ero soddisfatto, ero realizzato, ma.... le mani mi stavano asciugando.
A quasi quarant'anni non avevo ancora finito di mettermi in gioco, era giunto il momento di ricominciare a bagnarsi le mani, era giunto il momento del REEF.
M.C.
Era il grande giorno! Aprii e...... una tartarughina!!
Lì per lì non avrei mai immaginato la ripercussione che avrebbe avuto su di me quella furba scelta di ripiego, ma la mia vita o forse meglio dire le mie mani in un certo senso non sarebbero state mai più asciutte.
Avrei dovuto ribellarmi, ma non fu così.
Al tempo non avevo internet, a dire il vero nemmeno esisteva e i soldi che possedevo erano il frutto di paghette conservate eppure questo non mi fermò dal voler dare il meglio alla mia nuova amica.
Recuperai quante più nozioni possibili girovagando per gli oggi estinti negozi di animali e comprai subito qualche libro (forse gli unici che lessi davvero con attenzione fino a quel giorno) di lì a poco non fui più il possessore di una tartarughina, ma di una bellissima trachemys scripta elegans, si perché a soli 12 anni ero già cosciente che quella nella mia cameretta non era un soprammobile da mostrare agli amichetti bensì un essere vivente con un proprio nome e delle necessità che meritava di stare bene per quanto potesse esserlo lontano da un vero fiume.
Passa il tempo e il mio amore si trasforma in vera e propria passione concreta. A 16 anni avevo diverse specie di testuggini (si perché le tartarughe sono quelle marine) con rispettive vasche a tema e seppur giovanissimo ero diventato talmente conosciuto per la mia esperienza che perfino alcuni negozianti si affidavano a me per le consulenze e per le cure.
Ne ero certo sarei diventato un erpetologo.
A 30 anni avevo ormai regalato tutte le mie bestiole tranne una, si la mia ormai non più giovanissima trachemys che morì dopo qualche anno.
Non diventai un erpetologo e non diventai un veterinario, ma la mia carriera lavorativa prese comunque una bella piega. Non era qualche soldo in più a mancarmi, ma il tempo dedicato a ciò che amavo di più, gli animali acquatici.
Una mattina mentre andavo al lavoro chiamai la mia compagna e le accennai la mia frustrazione.. non credo che capì esattamente cosa le stessi dicendo (in fondo ancora oggi non ha ben chiaro cosa mi fece fare quella telefonata) fatto sta che di lì a poco spuntarono per casa uno poi due e poi tre nuovi acquari oltre a quello della testuggine.
Allestii dapprima un tropicale asiatico poi un salmastro con brachygobius e infine un meraviglioso e gigantesco amazzonico con i colomesus asellus.
Ero felice come il bambino del '92.
Passano altri anni e dopo il trasloco e la perdita della tanto amata trachemys resto per un periodo con un solo acquario, non uno qualunque però, una vera e propria palude con terra emersa ricca di vegetazione e acqua bassa ospitata dalle più svariate piante con una decina di piccoli caracidi e microfauna in più di 150 litri netti.
Il paludario divenne la mia massima espressione dell'acquariofilia; non solo era bellissimo (in fondo è una questione di gusti), ma letteralmente perfetto, un ecosistema incapsulato totalmente autosufficiente (nessun filtro, nessun cambio d'acqua nessuna somministrazione di cibo da parte mia) che ancora oggi è sanissimo con gli stessi ospiti vivi e sani inseriti diversi anni fa.
Una sera del passato 2018 mentre ammiravo orgoglioso il mio mini mondo sentii che non poteva finire così, ero soddisfatto, ero realizzato, ma.... le mani mi stavano asciugando.
A quasi quarant'anni non avevo ancora finito di mettermi in gioco, era giunto il momento di ricominciare a bagnarsi le mani, era giunto il momento del REEF.
M.C.