Giordano Lucchetti
04-04-2020, 17:10
Fino dai primi anni in cui si è potuto allevare con successo coralli duri in acquario abbiamo assistito all'importazione, più o meno frequente, di Goniopora spp. e poi di Alveopora spp (anche se, obiettivamente, le importazioni di Alveopora spp. sono arrivate al pari della sua cugina Goniopora spp. solo nell'ultimo periodo). Queste due specie di coralli LPS sono spesso raggruppate dagli acquariofili come uguali a causa delle similitudini ad esse correlate, quali i lunghi polipi con una "margherita" di tentacoli all'estremità e lo scheletro tondeggiante.
La grande differenza tra le due specie è che Goniopora spp. ha 24 tentacoli all'estremità del polipo, mentre Alveopora spp. ne ha solamente 12.
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In questa immagine la mia Alveopora, si può notare nell'area evidenziata un singolo polipo con una "margherita" di 12 tentacoli. Il corallo viene allevato da circa 6 mesi in un picoreef a gestione DSB.
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In questa immagine Goniopora, ben visibili i 24 tentacoli del polipo.
Questi coralli hanno fatto dannare gli acquariofili per anni, facendone sembrare l'allevamento un terno al lotto. Tuttavia, è sbagliato dire che tutte queste tipologie di corallo sono difficili da allevare: ne esistono numerose specie e di conseguenza si comportano diversamente in acquario. Alcune specie di Goniopora sono facili da allevare e la maggior parte delle specie di Alveopora sono abbastanza robuste.
Secondo le informazioni che abbiamo, l'allevamento a lungo termine di Goniopora stokesi (la specie più comunemente presente in commercio) è abbastanza raro. Il corallo deperisce lentamente di solito nell'arco di qualche mese, dando segno di un progressivo e graduale deperimento.
Anche altre specie di Goniopora sono difficili da mantenere, andando incontro allo stesso destino.
Tuttavia, ne esistono alcune che non soffrono questa condizione di deperimento. Queste "easy keeping" Goniopora hanno una durata in acquario superiore ai cinque anni.
https://www.youtube.com/watch?v=cH8a8RrlVZo&t=8s
Nella grande letteratura acquariofila (riferita al periodo che va dal 1991 al 2001) ci si concentra proprio sulla difficoltà di mantenimento di Goniopora stokesi; gli acquariofili dell'epoca si interrogavano sulla qualità dell'acqua, la quantità di luce e cibo e soprattutto su uno strano "magico elemento" indispensabile per l'allevamento del corallo in questione. Esisteva addirittura uno studio (a quanto pare non ancora completato) di Mary Middlebrook la quale ipotizzava che questi coralli vivono meglio in gruppo, in colonie adiacenti tra loro e in contatto.
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Acquario di barriera con una grande quantità di Goniopora spp. ed Alveopora spp. a stretto contatto.
Alcuni ricercatori dell'acquario di Wakiki osservarono una crescita enorme per anni diuna colonia di Goniopora stokesi, situata in una vasca all'aperto, alimentata con luce solare e mantenuta con cambi d'acqua di mare fornita attraverso un pozzo. Questi scienziati talearono la madre e provarono ad allevarne le figlie in vasche con sistema di gestione berlinese, usando acqua salata sintetica e ovviamente si verificò il tanto temuto fenomeno della lenta morte dei coralli.
Così, provarono a salvare le stesse talee all'aperto, con le medesime condizioni della madre ma in un sistema chiuso con cambi d'acqua di mare e con uno strato di sabbia sul fondo della vasca.
Fu un successo. Questo può far pensare ad una produzione di zoo/fitoplancton all'interno del sistema chiuso, dovuta allo strato di sabbia della vasca.
Ovviamente si potrebbero trarre svariate conclusioni dai risultati ottenuti dai sistemi offerti dall'acquario di Wakiki, ed è facile credere che le condizioni necessarie all'allevamento di Goniopora stokesi siano dovute alla mancanza del famoso "nutriente essenziale" in acquari chiusi, o alla carenza di plancton.
Osservazioni successive hanno però dimostrato che l'acqua prelevata nel pozzo dell'acquario era priva di plancton e aveva elementi come ferro, manganese e magnesio in abbondanza rispetto alla classica acqua di mare, dovuti al deterioramento della falda acquifera. Accantonarono però l'idea che questi elementi potessero avere un qualche ruolo cruciale nell'allevamento.
Molti acquariofili incolpano della morte delle colonie la simbiosi con i pesci del genere Amphiprion, che spesso scelgono i tentacoli di Goniopora spp. come ospite. Sono stati osservati comportamenti distruttivi da parte dei pesci pagliaccio, ma sono comunque casi rari ed isolati.
Colonie di goniopore senza simbiosi deperiscono dopo un tot tempo mentre altre vivono tranquillamente anche con ospiti al loro interno.
Potrebbe essere interessante approfondire l'ipotesi che alcuni pesci pagliaccio in simbiosi con anemoni e goniopore allo stesso tempo potrebbero urticare le seconde trasportando il muco tossico delle attinie sui coralli LPS. E' un'ipotesi interessante e andrebbe discussa.
Invito gli utenti di ReefBastards a condividere le proprie esperienze in questo forum.
https://www.youtube.com/watch?v=kObw1rc-92s
Amphiprion in simbiosi.
Problemi con il mantenimento possono essere collegati al proliferare delle alghe del genere Ostreobium sullo scheletro del corallo.
E' vero, il corallo può esserne danneggiato ma penso che quest'alga possa intaccarne solo lo scheletro già esposto già gravemente compromesso.
Anche perché oggi, con l'innovazione tecnica si hanno risultati strabilianti sull'abbassamento di nitrati e fosfati in acquario e anche senza la famosa macchia verde "rivelatrice" di quest'alga, le goniopore continuano il loro deperimento.
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Macchie verdi "rivelatrici" di Ostreobium su scheletri di coralli.
Altro grave episodio che può verificarsi all'acquisto di una Goniopora spp. è lo stress da trasporto. Questi animali soffrono tantissimo l'assorbimento di aria nello scheletro e ciò può portare ad una rapidissima necrosi che parte dal centro dell'animale e lo uccide in breve tempo.
Questa condizione è spesso associata ad un cattivissimo odore causato dall'acido solfidrico e da un distaccamento o disintegrazione totale del tessuto corallino dallo scheletro calcareo.
Sono anche animali soggetti all'attacco di brown jelly e batteriosi, che portano al danneggiamento del tessuto e dal conseguente sbiancamento.
Tuttavia queste cause di morte avvengono in un lasso di tempo compreso tra uno e tre giorni e nella maggior parte dei casi avvengono nelle vasche di stabulazione degli importatori.
Tutte queste accese considerazioni e teorie potrebbero portare alla conclusione che il cibo sia infatti il motivo principale dei problemi di allevamento del suddetto animale, ma approfondiamo un secondo l'argomento.
Quando la Goniopora stokesi inizia a deperire, ritrae i tentacoli e inizia a sbiancare.
L'intensa illuminazione diventa insopportabile e i tentacoli, ridotti allo stremo, appaiono scarni e deformi.
La goniopora non riesce più a nutrirsi e inizia a morire di fame, le poche zooxanthelle simbiotiche non riescono a supportare il bisogno di cibo da parte del corallo.
E' bene specificare che questa forma di morte è una catena di fame - stress da illuminazione - estrema fame - morte d'inedia.
Anche oggi, con il progresso dell'illuminazione, non abbiamo problemi ad allevare la stragrande maggioranza dei coralli in acquario, se non la quasi totalità.
Eppure ci sono ancora problemi con il mantenimento di Goniopora stokesi. Questo ci fa pensare che la luce e l'alimentazione non siano i soli fattori essenziali per il corretto allevamento ma ci sia qualcosa in più.
Abbiamo osservato che alcuni batteri possono portare al danneggiamento e alla perdita di tessuto da parte dei coralli, altri possono stressare l'animale fino a portarlo nel circolo vizioso descritto in precedenza.
Nel 1999 Rosemberg e Loya descrissero come una precisa specie di batterio patogeno, il Vibro shiloi, porti ad una malattia che costringe ad un lento e graduale sbiancamento dei coralli SPS ed LPS.
Questi fenomeni furono confermati dal fatto che gli animali vennero curati con terapie antibiotiche.
Il fatto che i batteri siano stati associati allo sbiancamento di alcuni coralli però non porta automaticamente alla conclusione che il lento deperimento di Goniopora stokesi sia direttamente collegato agli stessi.
Nel 2002 Borneman riferì uno "sbiancamento occasionale e casuale" mescolato in colonie sane sui fondali dell'Indonesia.
Lo stesso Veron, nel 1986, a pagina 248 mostra lo stesso fenomeno in esemplari di Goniopora pandoraensis, con colonie sbiancate e colonie non sbiancate.
Tale fenomeno dovrebbe essere approfondito per stabilire se le cause possano essere ambientali o patogene.
Si può sospettare però che il deperimento della maggior parte degli esemplari di Goniopora stokesi in acquario sia dovuto all'incapacità di disintossicare i radicali liberi dell'ossigeno in ambienti chiusi, quali l'acquario.
Il manganese è un cofattore essenziale per la produzione di cloroplasti e quindi per la formazione di clorofilla. Inoltre partecipa e assiste il ferro nel rilascio di energia dalle molecole che la trasferiscono durante il processo di fotosintesi. Il manganese è anche coinvolto nel processo di assorbimento dell'azoto. Attiva anche importanti enzimi tra i quali è coinvolto (ed ecco la chiave) il superossido dismutasi, un enzima che disintossica i radicali liberi dell'ossigeno.
Questo porta a una relazione tra sbiancamento e zooxanthelle, il quale è spesso dovuto proprio ad una sovrapproduzione di radicali liberi dell'ossigeno.
Nel 2002 Shimek afferma che esistono numerose forme di superossido dismutasi con moltemplici ioni metallici associati, ma che solo il ferro e il manganese, tra essi, possono scarseggiare negli acquari di barriera.
A sostegno di questo, Julian Sprung ci fornisce un'interessantissima esperienza che ebbe con un esemplare di Goniopora tenuidens.
Tutti gli esemplari importati di questa specie che presentano una colorazione viola/bluastra presentano il problema della contrazione del polipo fino alla famosa e graduale recessione dei tessuti e morte. Incuriosito, acquistò uno di questi esemplari e lo mise in uno dei suoi acquari, in una posizione di intensa luce e corrente moderata (secondo la sua esperienza, i membri dei protidi che hanno quei particolari pigmenti violacei tendono a verificarsi in condizione di luce intensa sulla barriera corallina). La Goniopora tenuidens rimase chiuse per giorni ma, quando iniziò a somministrare un preparato di ferro e manganese da lui creato, iniziò a rispondere estroflettendo i tentacoli e gonfiandosi.
Sospese così la somministrazione e notò una drastica diminuizione dell'estroflessione dei polipi. Il corallo rimase chiuso per giorni.
Riprese così la somministrazione del composto e il corallo rimase completamente gonfio e con i tentacoli colorati estroflessi per sei mesi (periodo dal quale scrisse l'articolo).
Sono stati osservati casi di successo (occasionale) nell'allevamento di Goniopora stokesi in vasche refugium.
Questo, probabilmente, non è tanto dovuto al posizionamento o alla quantità di cibo presente in determinati sistemi (come si può immaginare) ma perché spesso i possessori di tali vasche dosano ferro e manganese per la crescita delle alghe superiori. Tale pratica porta un inevitabile beneficio indiretto al corallo.
Questo spiega, inoltre, perché tali "successi" siano solo occasionali.
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Bellissima Alveopora spp. di ALGRANATI qui con i tentacoli retratti si può vedere lo scheletro con un tessuto in ottima forma.
CONCLUSIONI E CONSLIGLI PRATICI DI ALLEVAMENTO
Offro qua delle linee guida generali sull'allevamento delle goniopore e delle alveopore.
Un elemento di sicuro aiuto per l'allevamento di queste specie è senza ombra di dubbio l'allestimento di un regiugium connesso alla vasca principale. Può apportare quantità variabili di fito/zooplancton vivo alla vasca e aiutare animali come Goniopora spp. ed Alveopora spp. nel loro mantenimento in cattività.
Per le specie di Goniopora pandoraensis, Goniopora eclipsensis, Goniopora columna e Alveopora gigas sembra che la combinazione di luce non troppo forte e corrente da moderata a bassa sia perfetta. In queste condizioni gli animali estroflettono meravigliosamente i tentacoli esponendo i polipi a luce e corrente.
Il posizionamento è relativo.
Mi spiego meglio. Il posizionare questi animali su roccia o sabbia è del tutto irrilevante, molti acquariofili tengono le colonie sia su sabbia che su roccia e il successo è presente in entrambi. Semplicemente è la zona in cui sono posizionate a determinare il giusto mix tra luce e corrente.
Queste specie non sopravviverebbero a sistemi di gestione "spinti" che spesso si usano in acquari full SPS con una luce potente e acqua molto magra.
Detto ciò, nessuna delle specie sopra citate è osservabile ad occhio nudo mentre cattura particolato dalla colonna d'acqua, sia vivo che non.
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Alveopora japonica
Piccola specie molto popolare tra gli acquariofili in Giappone. Si presenta come una piccola sfera ma con lunghi polipi generalmente verdi, bianchi o grigi.
Molto sensibile alle alte temperature, resiste bene alla forte corrente ma la migliore estroflessione dei polipi si ha con luce e corrente da moderata a bassa.
Questa specie non accetta cibo.
Goniopora fruticosa
Viene raccolta in Indonesia, ma la maggior parte delle volte ci arriva involontariamente attaccata alla base di altri coralli.
Ha polipi marroni con il centro bianco e non estroflette i tentacoli come altre specie di Goniopora o Alveopora.
La sua particolarità è che cresce incrostante su pareti verticali, riuscendo a coprire vaste zone.
Tollera una vasta gamma di condizioni luminose ma la corrente che preferisce va da moderata a lieve.
Preda zooplancton in sospensione.
Goniopora cf. somaliensis
Di medio/difficile allevamento, questa goniopora indonesiana è caratterizzata da un bellissimo rosso intenso. Si comporta bene sia in condizione di luce forte che di luce bassa. Stessa cosa per il movimento.
Un movimento e una luce forte porta alla crescita di tentacoli filiformi e polipi tozzi e grassocci.
Preda zooplancton.
Goniopora cfr. tenuidens
Importata molto di frequente negli ultimi anni, predilige luce intensa e corrente moderata. Come specificato nell'articolo, richiede la somministrazione di ferro e manganese. Presenta varie combinazioni di colori e non è facile stabilirne il riconoscimento, ma, in linea di massima, i tentacoli hanno colorazioni violaceo/bluastre con il polipo crema.
Non accetta cibo.
Le stesse condizioni di allevamento possono essere associate a Goniopora lobata, Goniopora minor e Goniopora djiboutiensis.
Goniopora stokesi
Vive generalmente in acque basse, lagunari, torbide e per lo più tra gli scheletri frantumati di altri coralli adagiata su substrati morbidi.
Non lasciatevi ingannare da queste esigenze, dato che è tra le più esigenti in acquario.
Predilige substrati orizzontali, con illuminazione forte ma alternata da condizioni di torbidezza dell'acqua, stessa cosa per il movimento: forte e debole alternato (vive in zone influenzate da forti correnti di marea).
Accetta zooplancton e alimenti più grandi come mysis, ma può essere mantenuta non alimentandola direttamente.
Note
Questo articolo è frutto del raggruppamento di esperienze, articoli e traduzioni di testi di Julian Sprung. Ci tengo a precisare che tutte le informazioni trattate possono essere verificate consultando la bibliografia e gli articoli citati. Niente di tutto ciò è farina del mio sacco, solo esperienze di grandi acquariofili che hanno fatto la storia del nostro hobby.
Penso che questi testi siano di fondamentale importanza nella cultura acquaristica italiana e debbano essere sempre più resi accessibili a chi non conosce l'inglese o chi, giustamente, non ha la pazienza di andare a ricercare tutte queste informazioni.
Bibliografia
- Ates, R. 1997. Goniopora coral – What’s Missing In Our Aquariums For Their Survival? Aquarium Frontiers. March/April
- Atkinson, M. and C. Bingman. 1999. The Composition of Several Synthetic Seawater Mixes. March 1999 Aquarium Frontiers On-line.
- Atkinson, M.J. , Carlson, B. , and G. L. Crow 1995. Coral growth in high- nutrient, low-pH seawater: a case study of corals cultured at the Waikiki Aquarium, - - Honolulu, Hawaii Coral Reefs Volume 14, Issue 4, pp 215-223
- Ben-Haim, Y. and E. Rosenberg. 2002 A novel Vibrio sp. pathogen of the coral Pocillopora damicornis. Marine Biology 141: 47-55.
- Borneman, 2002. Do You Know Where Your Corals Are Coming From? Ecological Information for Aquarists from Coral Collection Areas in Indonesia.
- Advanced Aquarists Online Magazine. Vol 1, Issue 3.
- Delbeek J.C. 2002. Media Review. Advanced Aquarists Online Magazine. Vol 1, Issue 8.
- Delbeek and Sprung, 1994. The Reef Aquarium Volume One. Ricordea Publishing, Coconut Grove, FL.
- Delbeek and Sprung, 1997. The Reef Aquarium Volume Two. Ricordea Publishing, Coconut Grove, FL.
- Fosså, S. and A. Nilsen (1996) The Modern Coral Reef Aquarium Volume 1. Birgit Schmettkamp Verlag.
- Holmes-Farley, R. 2002a. Iron in a Reef Tank. Advanced Aquarists Online Magazine. Vol 1, Issue 8.
- Holmes-Farley, R. 2002b. Iron A Look at Organisms other than Macroalgae. Advanced Aquarists Online Magazine. Vol 1, Issue 10.
- Rosenberg, E. and Y. Loya. 1999._ Vibrio Shiloi_ is the Etiological (Causative) Agent of Oculina Patagonica Bleaching: General Implications. Reef Encounter.
- Shimek, R. L. 2002. It’s (In) The Water. Reefkeeping.Com. Volume 1. Number 1. February, 2002.
- Siegel, T. 2002. Editorial. Advanced Aquarists Online Magazine. Vol 1, Issue 10.
- Sprung, J. 1999. Corals, A Quick Reference Guide. Ricordea Publishing, Coconut Grove, FL.
- Sprung, J. 1999a Is there really something special about Goniopora, Alveopora and Heliofungia?” Marine Fish and Reef USA .
- Sprung, J. 1999b_. Corals: A Quick Reference Guide_. Ricordea Publishing. Coconut Grove., FL.
- Sprung, J. 2001. Coral Bleaching. Marine Fish and Reef USA
- Sprung, J. 2002. Algae: A Problem Solver Guide. Ricordea Publishing, Coconut Grove, FL.
- Toren A., Laundau L., Kushmaro A, Loya Y, and E. Rosenberg (1998) Effect of Temperature on the adhesion of Vibrio AK-1 to Oculina patagonica and coral bleaching. Appl. Environ. Microbiol. 64: 1379 – 1384.
- Toonen, Rob. 2001. Goniopora. FAMA 24(6): 142-158
- Veron, J.E.N. 2000. Corals of The World. Vol 3. Australian Institute of Marine Science.
- Wilkens, P. 1990. Marine Invertebrates. Stone, False Corals, Colonial Anemones. Dahne Verlag, Ettlingen, Germany.
La grande differenza tra le due specie è che Goniopora spp. ha 24 tentacoli all'estremità del polipo, mentre Alveopora spp. ne ha solamente 12.
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In questa immagine la mia Alveopora, si può notare nell'area evidenziata un singolo polipo con una "margherita" di 12 tentacoli. Il corallo viene allevato da circa 6 mesi in un picoreef a gestione DSB.
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In questa immagine Goniopora, ben visibili i 24 tentacoli del polipo.
Questi coralli hanno fatto dannare gli acquariofili per anni, facendone sembrare l'allevamento un terno al lotto. Tuttavia, è sbagliato dire che tutte queste tipologie di corallo sono difficili da allevare: ne esistono numerose specie e di conseguenza si comportano diversamente in acquario. Alcune specie di Goniopora sono facili da allevare e la maggior parte delle specie di Alveopora sono abbastanza robuste.
Secondo le informazioni che abbiamo, l'allevamento a lungo termine di Goniopora stokesi (la specie più comunemente presente in commercio) è abbastanza raro. Il corallo deperisce lentamente di solito nell'arco di qualche mese, dando segno di un progressivo e graduale deperimento.
Anche altre specie di Goniopora sono difficili da mantenere, andando incontro allo stesso destino.
Tuttavia, ne esistono alcune che non soffrono questa condizione di deperimento. Queste "easy keeping" Goniopora hanno una durata in acquario superiore ai cinque anni.
https://www.youtube.com/watch?v=cH8a8RrlVZo&t=8s
Nella grande letteratura acquariofila (riferita al periodo che va dal 1991 al 2001) ci si concentra proprio sulla difficoltà di mantenimento di Goniopora stokesi; gli acquariofili dell'epoca si interrogavano sulla qualità dell'acqua, la quantità di luce e cibo e soprattutto su uno strano "magico elemento" indispensabile per l'allevamento del corallo in questione. Esisteva addirittura uno studio (a quanto pare non ancora completato) di Mary Middlebrook la quale ipotizzava che questi coralli vivono meglio in gruppo, in colonie adiacenti tra loro e in contatto.
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Acquario di barriera con una grande quantità di Goniopora spp. ed Alveopora spp. a stretto contatto.
Alcuni ricercatori dell'acquario di Wakiki osservarono una crescita enorme per anni diuna colonia di Goniopora stokesi, situata in una vasca all'aperto, alimentata con luce solare e mantenuta con cambi d'acqua di mare fornita attraverso un pozzo. Questi scienziati talearono la madre e provarono ad allevarne le figlie in vasche con sistema di gestione berlinese, usando acqua salata sintetica e ovviamente si verificò il tanto temuto fenomeno della lenta morte dei coralli.
Così, provarono a salvare le stesse talee all'aperto, con le medesime condizioni della madre ma in un sistema chiuso con cambi d'acqua di mare e con uno strato di sabbia sul fondo della vasca.
Fu un successo. Questo può far pensare ad una produzione di zoo/fitoplancton all'interno del sistema chiuso, dovuta allo strato di sabbia della vasca.
Ovviamente si potrebbero trarre svariate conclusioni dai risultati ottenuti dai sistemi offerti dall'acquario di Wakiki, ed è facile credere che le condizioni necessarie all'allevamento di Goniopora stokesi siano dovute alla mancanza del famoso "nutriente essenziale" in acquari chiusi, o alla carenza di plancton.
Osservazioni successive hanno però dimostrato che l'acqua prelevata nel pozzo dell'acquario era priva di plancton e aveva elementi come ferro, manganese e magnesio in abbondanza rispetto alla classica acqua di mare, dovuti al deterioramento della falda acquifera. Accantonarono però l'idea che questi elementi potessero avere un qualche ruolo cruciale nell'allevamento.
Molti acquariofili incolpano della morte delle colonie la simbiosi con i pesci del genere Amphiprion, che spesso scelgono i tentacoli di Goniopora spp. come ospite. Sono stati osservati comportamenti distruttivi da parte dei pesci pagliaccio, ma sono comunque casi rari ed isolati.
Colonie di goniopore senza simbiosi deperiscono dopo un tot tempo mentre altre vivono tranquillamente anche con ospiti al loro interno.
Potrebbe essere interessante approfondire l'ipotesi che alcuni pesci pagliaccio in simbiosi con anemoni e goniopore allo stesso tempo potrebbero urticare le seconde trasportando il muco tossico delle attinie sui coralli LPS. E' un'ipotesi interessante e andrebbe discussa.
Invito gli utenti di ReefBastards a condividere le proprie esperienze in questo forum.
https://www.youtube.com/watch?v=kObw1rc-92s
Amphiprion in simbiosi.
Problemi con il mantenimento possono essere collegati al proliferare delle alghe del genere Ostreobium sullo scheletro del corallo.
E' vero, il corallo può esserne danneggiato ma penso che quest'alga possa intaccarne solo lo scheletro già esposto già gravemente compromesso.
Anche perché oggi, con l'innovazione tecnica si hanno risultati strabilianti sull'abbassamento di nitrati e fosfati in acquario e anche senza la famosa macchia verde "rivelatrice" di quest'alga, le goniopore continuano il loro deperimento.
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Macchie verdi "rivelatrici" di Ostreobium su scheletri di coralli.
Altro grave episodio che può verificarsi all'acquisto di una Goniopora spp. è lo stress da trasporto. Questi animali soffrono tantissimo l'assorbimento di aria nello scheletro e ciò può portare ad una rapidissima necrosi che parte dal centro dell'animale e lo uccide in breve tempo.
Questa condizione è spesso associata ad un cattivissimo odore causato dall'acido solfidrico e da un distaccamento o disintegrazione totale del tessuto corallino dallo scheletro calcareo.
Sono anche animali soggetti all'attacco di brown jelly e batteriosi, che portano al danneggiamento del tessuto e dal conseguente sbiancamento.
Tuttavia queste cause di morte avvengono in un lasso di tempo compreso tra uno e tre giorni e nella maggior parte dei casi avvengono nelle vasche di stabulazione degli importatori.
Tutte queste accese considerazioni e teorie potrebbero portare alla conclusione che il cibo sia infatti il motivo principale dei problemi di allevamento del suddetto animale, ma approfondiamo un secondo l'argomento.
Quando la Goniopora stokesi inizia a deperire, ritrae i tentacoli e inizia a sbiancare.
L'intensa illuminazione diventa insopportabile e i tentacoli, ridotti allo stremo, appaiono scarni e deformi.
La goniopora non riesce più a nutrirsi e inizia a morire di fame, le poche zooxanthelle simbiotiche non riescono a supportare il bisogno di cibo da parte del corallo.
E' bene specificare che questa forma di morte è una catena di fame - stress da illuminazione - estrema fame - morte d'inedia.
Anche oggi, con il progresso dell'illuminazione, non abbiamo problemi ad allevare la stragrande maggioranza dei coralli in acquario, se non la quasi totalità.
Eppure ci sono ancora problemi con il mantenimento di Goniopora stokesi. Questo ci fa pensare che la luce e l'alimentazione non siano i soli fattori essenziali per il corretto allevamento ma ci sia qualcosa in più.
Abbiamo osservato che alcuni batteri possono portare al danneggiamento e alla perdita di tessuto da parte dei coralli, altri possono stressare l'animale fino a portarlo nel circolo vizioso descritto in precedenza.
Nel 1999 Rosemberg e Loya descrissero come una precisa specie di batterio patogeno, il Vibro shiloi, porti ad una malattia che costringe ad un lento e graduale sbiancamento dei coralli SPS ed LPS.
Questi fenomeni furono confermati dal fatto che gli animali vennero curati con terapie antibiotiche.
Il fatto che i batteri siano stati associati allo sbiancamento di alcuni coralli però non porta automaticamente alla conclusione che il lento deperimento di Goniopora stokesi sia direttamente collegato agli stessi.
Nel 2002 Borneman riferì uno "sbiancamento occasionale e casuale" mescolato in colonie sane sui fondali dell'Indonesia.
Lo stesso Veron, nel 1986, a pagina 248 mostra lo stesso fenomeno in esemplari di Goniopora pandoraensis, con colonie sbiancate e colonie non sbiancate.
Tale fenomeno dovrebbe essere approfondito per stabilire se le cause possano essere ambientali o patogene.
Si può sospettare però che il deperimento della maggior parte degli esemplari di Goniopora stokesi in acquario sia dovuto all'incapacità di disintossicare i radicali liberi dell'ossigeno in ambienti chiusi, quali l'acquario.
Il manganese è un cofattore essenziale per la produzione di cloroplasti e quindi per la formazione di clorofilla. Inoltre partecipa e assiste il ferro nel rilascio di energia dalle molecole che la trasferiscono durante il processo di fotosintesi. Il manganese è anche coinvolto nel processo di assorbimento dell'azoto. Attiva anche importanti enzimi tra i quali è coinvolto (ed ecco la chiave) il superossido dismutasi, un enzima che disintossica i radicali liberi dell'ossigeno.
Questo porta a una relazione tra sbiancamento e zooxanthelle, il quale è spesso dovuto proprio ad una sovrapproduzione di radicali liberi dell'ossigeno.
Nel 2002 Shimek afferma che esistono numerose forme di superossido dismutasi con moltemplici ioni metallici associati, ma che solo il ferro e il manganese, tra essi, possono scarseggiare negli acquari di barriera.
A sostegno di questo, Julian Sprung ci fornisce un'interessantissima esperienza che ebbe con un esemplare di Goniopora tenuidens.
Tutti gli esemplari importati di questa specie che presentano una colorazione viola/bluastra presentano il problema della contrazione del polipo fino alla famosa e graduale recessione dei tessuti e morte. Incuriosito, acquistò uno di questi esemplari e lo mise in uno dei suoi acquari, in una posizione di intensa luce e corrente moderata (secondo la sua esperienza, i membri dei protidi che hanno quei particolari pigmenti violacei tendono a verificarsi in condizione di luce intensa sulla barriera corallina). La Goniopora tenuidens rimase chiuse per giorni ma, quando iniziò a somministrare un preparato di ferro e manganese da lui creato, iniziò a rispondere estroflettendo i tentacoli e gonfiandosi.
Sospese così la somministrazione e notò una drastica diminuizione dell'estroflessione dei polipi. Il corallo rimase chiuso per giorni.
Riprese così la somministrazione del composto e il corallo rimase completamente gonfio e con i tentacoli colorati estroflessi per sei mesi (periodo dal quale scrisse l'articolo).
Sono stati osservati casi di successo (occasionale) nell'allevamento di Goniopora stokesi in vasche refugium.
Questo, probabilmente, non è tanto dovuto al posizionamento o alla quantità di cibo presente in determinati sistemi (come si può immaginare) ma perché spesso i possessori di tali vasche dosano ferro e manganese per la crescita delle alghe superiori. Tale pratica porta un inevitabile beneficio indiretto al corallo.
Questo spiega, inoltre, perché tali "successi" siano solo occasionali.
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Bellissima Alveopora spp. di ALGRANATI qui con i tentacoli retratti si può vedere lo scheletro con un tessuto in ottima forma.
CONCLUSIONI E CONSLIGLI PRATICI DI ALLEVAMENTO
Offro qua delle linee guida generali sull'allevamento delle goniopore e delle alveopore.
Un elemento di sicuro aiuto per l'allevamento di queste specie è senza ombra di dubbio l'allestimento di un regiugium connesso alla vasca principale. Può apportare quantità variabili di fito/zooplancton vivo alla vasca e aiutare animali come Goniopora spp. ed Alveopora spp. nel loro mantenimento in cattività.
Per le specie di Goniopora pandoraensis, Goniopora eclipsensis, Goniopora columna e Alveopora gigas sembra che la combinazione di luce non troppo forte e corrente da moderata a bassa sia perfetta. In queste condizioni gli animali estroflettono meravigliosamente i tentacoli esponendo i polipi a luce e corrente.
Il posizionamento è relativo.
Mi spiego meglio. Il posizionare questi animali su roccia o sabbia è del tutto irrilevante, molti acquariofili tengono le colonie sia su sabbia che su roccia e il successo è presente in entrambi. Semplicemente è la zona in cui sono posizionate a determinare il giusto mix tra luce e corrente.
Queste specie non sopravviverebbero a sistemi di gestione "spinti" che spesso si usano in acquari full SPS con una luce potente e acqua molto magra.
Detto ciò, nessuna delle specie sopra citate è osservabile ad occhio nudo mentre cattura particolato dalla colonna d'acqua, sia vivo che non.
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Alveopora japonica
Piccola specie molto popolare tra gli acquariofili in Giappone. Si presenta come una piccola sfera ma con lunghi polipi generalmente verdi, bianchi o grigi.
Molto sensibile alle alte temperature, resiste bene alla forte corrente ma la migliore estroflessione dei polipi si ha con luce e corrente da moderata a bassa.
Questa specie non accetta cibo.
Goniopora fruticosa
Viene raccolta in Indonesia, ma la maggior parte delle volte ci arriva involontariamente attaccata alla base di altri coralli.
Ha polipi marroni con il centro bianco e non estroflette i tentacoli come altre specie di Goniopora o Alveopora.
La sua particolarità è che cresce incrostante su pareti verticali, riuscendo a coprire vaste zone.
Tollera una vasta gamma di condizioni luminose ma la corrente che preferisce va da moderata a lieve.
Preda zooplancton in sospensione.
Goniopora cf. somaliensis
Di medio/difficile allevamento, questa goniopora indonesiana è caratterizzata da un bellissimo rosso intenso. Si comporta bene sia in condizione di luce forte che di luce bassa. Stessa cosa per il movimento.
Un movimento e una luce forte porta alla crescita di tentacoli filiformi e polipi tozzi e grassocci.
Preda zooplancton.
Goniopora cfr. tenuidens
Importata molto di frequente negli ultimi anni, predilige luce intensa e corrente moderata. Come specificato nell'articolo, richiede la somministrazione di ferro e manganese. Presenta varie combinazioni di colori e non è facile stabilirne il riconoscimento, ma, in linea di massima, i tentacoli hanno colorazioni violaceo/bluastre con il polipo crema.
Non accetta cibo.
Le stesse condizioni di allevamento possono essere associate a Goniopora lobata, Goniopora minor e Goniopora djiboutiensis.
Goniopora stokesi
Vive generalmente in acque basse, lagunari, torbide e per lo più tra gli scheletri frantumati di altri coralli adagiata su substrati morbidi.
Non lasciatevi ingannare da queste esigenze, dato che è tra le più esigenti in acquario.
Predilige substrati orizzontali, con illuminazione forte ma alternata da condizioni di torbidezza dell'acqua, stessa cosa per il movimento: forte e debole alternato (vive in zone influenzate da forti correnti di marea).
Accetta zooplancton e alimenti più grandi come mysis, ma può essere mantenuta non alimentandola direttamente.
Note
Questo articolo è frutto del raggruppamento di esperienze, articoli e traduzioni di testi di Julian Sprung. Ci tengo a precisare che tutte le informazioni trattate possono essere verificate consultando la bibliografia e gli articoli citati. Niente di tutto ciò è farina del mio sacco, solo esperienze di grandi acquariofili che hanno fatto la storia del nostro hobby.
Penso che questi testi siano di fondamentale importanza nella cultura acquaristica italiana e debbano essere sempre più resi accessibili a chi non conosce l'inglese o chi, giustamente, non ha la pazienza di andare a ricercare tutte queste informazioni.
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