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Visualizza Versione Completa : Siamo alle solite...



Marimarco69
10-10-2014, 00:06
Sento per Radio in questo momento che il torrente Bisagno (Ge) è nuovamente esondato... per 4 gocce... Facciamo schifo!!!:114-28:

Giordano Lucchetti
10-10-2014, 07:00
Io abitavo vicino a Ceriana (sopra SanRemo)... Li durante l'alluvione si e' divisa in due una montagna e ha schiacciato qualche casa.


Inviato dal futuro con la DeLorean.

mello85
10-10-2014, 07:23
Si ho sentito anche io. Pare ci sia stato un morto...
È inutile la natura si riprende quello che era suo; abbiamo costruito dove non si puó e in più non si fa manutenzione ai fiumi canali scoli ecc...


Inviato dal mobile

ALGRANATI
10-10-2014, 07:25
Si 1 morto e Genova Sommersa :114-32:

VENTRONI
10-10-2014, 07:25
Si ho visto il disastro...purtroppo c'è stato anche un morto[emoji17]....

Giordano Lucchetti
10-10-2014, 08:11
http://m.repubblica.it/mobile/r/locali/genova/cronaca/2014/10/09/news/genova_nuova_alluvione_esondano_il_bisagno_e_lo_sc rivia_due_dispersi_a_montoggio-97747891


Inviato dal futuro con la DeLorean.

ZON
10-10-2014, 09:01
io dico a un certo punto cazzi loro..

ogni anno e dico OGNI autunno alle prime piogge si allaga..e tutti a scandalizzarsi ma nessuno fa niente..mi ricordano un po i paeselli del nebraska dove ogni primavera arrivano i tornado..crolla tutto e ricostruiscono le case uguali a prima nello stesso posto.e piangono.

Non ce l'ho coi genovesi o con chi abita da quelle parti pero' IO me ne sarei andato da un pezzo..tanto abbiamo capito che nessuno sistemera' mai niente e si andra' avanti all'infinito con gli stessi problemi..

mello85
10-10-2014, 13:42
Concordo con te Zon! È chiaro che non per tutti puó essere facile cambiare casa così velocemente ma ora mai sono anni che a Genova capitano disastri del genere.
Io ho subito il terremoto del 2012 e mi sono giurato che se dovesse succedere di nuovo della stessa intensità un pensierino a cambiar regione ce lo farei...


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Vale-Mi
10-10-2014, 14:20
Non voglio entrare nello specifico di questa vicenda, ma in questo paese (italia intendo) ci siamo dimenticati totalmente delle manutenzioni pubbliche...

Un caro amico faceva appalti per la pulizia dei canali e dei fossati, aveva grossi escavatori e personale capace ( avete idea di cosa significhi infilare il braccio di 10/12 metri di un escavatore in un torrente per "dragarlo"? Basta un errore e ci finisci dentro)
Ha venduto tutte le macchine ad una azienda della Romania perché qui erano FERME a prender polvere.
Ora lui vive e lavora li, per quella stessa azienda, come responsabile e si è portato dietro i dipendenti che hanno accettato di cambiare paese (e vita) per continuare quel lavoro.
E per la cronaca prendono l'equivalente del doppio dello stipendio che prendevano qui perché ci sono ancora paesi dove le qualità di operatori specializzati sono riconosciute....qui invece continuano ad obbligarci a fare formazione con tanta teoria ma poi zero pratica...c'è gente col patentino per escavatorista che non sa come scendere da un pendio....ma dai!
Scusate lo sfogo....


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mello85
10-10-2014, 14:29
Vale hai totalmente ragione anche tu! E andrà sempre peggio finchè ci saranno amministrazioni pubbliche che pensano più al loro posto che alla salute dei cittadini!!


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luca1963
10-10-2014, 15:51
il problema siamo noi
simaoun popolo di burattini e burattinai .....

piangiamo sulle nostre disgrazie ma nn ci ribelliamo ....perche ? perche nn abbiamo la forza
perche succedo agli altri .....
...e alla fin fine stiamo bene come stiamo e basta
,però quando il disastro succede a noi viene giu la fine del mondo .....

Marimarco69
12-10-2014, 18:17
Le prole che seguono sono scritte nelle prime pagine di un libro che descrive la Germania degli anni 1924 circa...:

"...Si pensi, di quali pietosi elementi siano composti, in generale, i cosiddetti «programmi di
partito», e come di tempo in tempo vengano spolverati e rimessi alla moda! E' necessario porre
sotto la lente d'ingrandimento i motivi essenziali delle «commissioni per il programma» dei partiti,
soprattutto borghesi, per bene intendere il valore di questi aborti programmatici.
Una sola preoccupazione spinge a costruire programmi nuovi o a modificare quelli che già
esistono: la preoccupazione dell'esito delle prossime elezioni. Non appena nella testa di questi
giullari del parlamentarismo balena il sospetto che l'amato popolo voglia ribellarsi e sgusciare dalle
stanghe del vecchio carro del partito, essi danno una mano di vernice al timone. Allora vengono gli
astronomi e gli astrologi del partito, i cosidetti «esperti» e «competenti», per lo più vecchi
parlamentari che, ricchi di esperienze politiche, rammentano casi analoghi in cui la massa finì col
perdere la pazienza, e che sentono avvicinarsi di nuovo una minaccia dello stesso genere. E costoro
ricorrono alle vecchie ricette, formano una «commissione», spiano gli umori del buon popolo,
scrutano gli articoli dei giornali e fiutano gli umori delle masse per conoscere che cosa queste
vogliano e sperino, e di che cosa abbiano orrore. Ogni gruppo professionale, e perfino ogni ceto
d'impiegati viene esattamente studiato, e ne sono indagati i più segreti desiderii. Di regola, in quei
casi diventano maturi per l'indagine anche «i soliti paroloni» della pericolosa opposizione e non di
rado, con grande meraviglia di coloro che per primi li inventarono e li diffusero, quei paroloni
entrano a far parte del tesoro scientifico dei vecchi partiti, come se ciò fosse la cosa più naturale del
mondo.
Le commissioni si adunano e «rivedono» il vecchio programma e ne foggiano uno nuovo. E nel
far ciò, quei signori cambiano le loro convinzioni come il soldato al campo cambia la camicia, cioè
quando quella vecchia è piena di pidocchi. Nel nuovo programma, è dato a ciascuno il suo. Al
contadino è data la protezione dell'agricoltura, all'industriale quella dei suoi prodotti; il consumatore
ottiene la difesa dei suoi acquisti, agli insegnanti vengono aumentati gli stipendi, ai funzionari le
pensioni. Lo Stato provvedere generosamente alle vedove e agli orfani, il commercio sarà favorito,
le tariffe dei trasporti saranno ribassate, e le imposte, se non verranno abolite, saranno però ridotte.
Talvolta avviene che un ceto di cittadini sia dimenticato o che non si faccia luogo ad una diffusa
esigenza popolare. Allora si inserisce in gran fretta nel programma ciò che ancora vi trova posto, fin
quando si possa con buona coscienza sperare di avere calmato l'esercito dei piccoli borghesi e delle
rispettive mogli, e di vederlo soddisfatto. Così, bene armati e confidando nel buon Dio e nella
incrollabile stupidità degli elettori, si può iniziare la lotta per la «riforma» (come si suol dire) dello
Stato.
Quando poi il giorno delle elezioni è passato e i parlamentari del quinquennio hanno tenuto il
loro ultimo comizio, per passare dall'addomesticamento della plebe all'adempimento dei loro più

alti e più piacevoli compiti, la commissione per il programma si scioglie. E la lotta per il nuovo
stato di cose riprende le forme della lotta per il pane quotidiano: presso i deputati, questo si chiama
«indennità parlamentare».
Ogni mattina, il signor rappresentante del popolo si reca alla sede del Parlamento; se non vi
entra, almeno si porta fino all'anticamera dove è esposto l'elenco dei presenti. Ivi, pieno di zelo per
il servizio della nazione, inscrive il suo nome e, per questi continui debilitanti sforzi, riceve in
compenso un ben guadagnato indennizzo.
Dopo quattro anni, o nelle settimane critiche in cui si fa sempre più vicino lo scioglimento della
Camera, una spinta irresistibile invade questi signori. Come la larva non può far altro che
trasformarsi in maggiolino, così questi bruchi parlamentari lasciano la grande serra comune ed,
alati, svolazzano fuori, verso il caro popolo. Di nuovo parlano agli elettori, raccontano dell'enorme
lavoro compiuto e della perfida ostinazione degli altri; ma la massa ignorante, talvolta invece di
applaudire li copre di parole grossolane, getta loro in faccia grida d'odio. Se l'ingratitudine del
popolo raggiunge un certo grado, c'è un solo rimedio: bisogna rimettere a nuovo lo splendore del
partito, migliorare il programma; la commissione, rinnovata, ritorna in vita e l'imbroglio ricomincia.
Data la granitica stupidità della nostra umanità, non c'è da meravigliarsi dell'esito. Guidato dalla sua
stampa e abbagliato dal nuovo adescante programma, l'armento «proletario» e quello «borghese»
ritornano alla stalla comune ed eleggono i loro vecchi ingannatori. Con ciò, l'uomo del popolo, il
candidato dei ceti produttivi si trasforma un'altra volta nel bruco parlamentare e di nuovo si nutre
delle foglie dell'albero statale per mutarsi, dopo altri quattro anni, nella variopinta farfalla.
Nulla è più mortificante che l'osservare, nella sua semplice realtà, questo processo, che il dover
assistere ad un trucco sempre rinnovantesi..."

IN CHE ANNO SIAMO ?? :114-35::114-35::114-28: