OrkaLoca
22-11-2014, 18:25
Son qui a scriver queste righe perché devo mantenere una promessa. Ho promesso “dai oggi scrivo un articoletto sulla scelta del primo microscopio”.
Apro word, scrivo il titolo, entro in fissa sulla pagina bianca, da scrittrice che si rispetti, mentre riordino le idee e penso alla scaletta… e in questo momento mi sovvien l’eterno, una rivelazione.
Sto per scrivere un articolo su come scegliere il primo microscopio senza considerare che i miei fidi 12 lettori alla prima parola tecnica, tipo che so, “coassiale”, potrebbero fare lo sguardo mucca-che-guarda-treno e mettersi a piangere dondolandosi in un angoletto.
Allora ho cancellato il titolo e ho formattato la scaletta degli argomenti. Perché prima di parlare di come si sceglie un microscopio è fondamentale che io spieghi COSA E’ UN MICROSCOPIO!
E spero che i fanatici dei tecnicismi mi perdoneranno le semplificazioni e i paragoni faciloni.
Allora… prima cosa prima da chiarire è… non tutte le cose che ingrandiscono sono microscopi! Ed è importante capire subito che nel campo degli ingrandimenti, andando oltre la lente d’ingrandimento, ci sono fondamentalmente due strumenti alla portata dell’osservatore amatoriale: Lo Stereomicroscopio e il Microscopio Ottico. Se invece vincete al gratta e vinci magari potete arrivare a permettervi anche un microscopio elettronico, che quelli da tavolo non costano nemmeno tanto, ma non allarghiamoci in sogni proibiti :)
Dunque dicevamo: Stereomicroscopio (da qui in poi STEREO) e Microscopio Ottico (da qui in poi MICRO).
Il concetto base è più o meno sempre quello: c’è un oggetto da osservare che viene illuminato in qualche modo, l’immagine viene ingrandita da una prima serie di lenti (obiettivo) e ingrandita ancora di più da una seconda serie di lenti (oculari, dove si poggiano gli occhi). Poi ci torneremo.
Questi due strumenti, pur sembrando pressoché uguali agli occhi dei profani, sono differenti per costruzione, concezione, finalità d’uso (anche se il succo detto sopra vale per entrambi).
Sono strumenti complementari tanto che i microscopisti amatoriali hanno spesso entrambi.
Qui sotto a sin uno stereo, a dx un micro
(Disclaimer per le immagini: i modelli delle foto in questo articolo sono quelli che personalmente possiedo, non sono pagata dalle case per pubblicizzare questo o quel microscopio)
8721
Per dirla in parole brute e senza entrare in dettagli ottici tediosi (sbadiglio al solo pensiero) lo STEREO è come una lente d’ingrandimento sotto steroidi.
Prendete una mosca e guardatela con la lente d’ingrandimento, vedrete un moscone.
Guardatela con uno stereo e vedrete un mostro esazamputo degno del miglior film fantascemenzio giapponese anni ’80 (tipo che ti aspetti di veder arrivare Megaloman).
L’oggetto che si mette sotto l’obiettivo dello stereo viene illuminato da sopra, vi è cioè una luce che illumina la superficie dell’oggetto (tecnicamente epi-illuminazione). Il sistema di lenti ingrandisce l’immagine anche di molto (fino a 100x i modelli più fighi) e, grazie alla costruzione dello strumento, osservando negli oculari si ha una visione tridimensionale, con profondità e tutto, dell’oggetto.
Non si vede dentro l’oggetto ma la sua superficie.
Questo tipo di strumento è ottimo per indagare la superficie delle cose, per guardare cose non troppo piccole, per osservare micro-animaletti vivi, per selezionare e prelevare da un campione quello che si vuole osservare poi al microscopio ottico etc.
Se però si vuole vedere cose molto piccole o vedere in trasparenza sotto la superficie, allora si deve entrare in azione con un microscopio, nel quale la luce non colpisce la superficie dell’oggetto ma LO ATTRAVERSA. (si dice che si opera in "luce trasmessa").
Si, è vero che ci sono gli stereo con l’illuminazione sotto l’oggetto, ma non è la stessa cosa che col micro, fidatevi.
E ora inizia la parte davvero tosta del post. Fate una pausa, prendetevi un caffè, andate a fare pipì, vi aspetto.
Fatto?
Ok andiamo avanti.
Prima di tutto vi presento… il microscopio
8722
In questa immagine potete vedere tre tipi di microscopio ottico, stesso strumento, diversi livelli.
A sinistra un molto-entry-level, al centro un semi-professionale, a destra un professionale.
Spiegarvi perché uno è entry e l’altro è un professionale sarà oggetto del mio prossimo post, che riguarderà cosa cercare in un microscopio, intanto iniziamo a farci l’occhio sulle parti che compongono un micro e a come son disposte.
Nota per i pignoli: si lo so che ci sono i contrasti di fase, gli invertiti, quelli a fluorescenza e un sacco di altri tipi, ma qua mi limiterò scientemente ai classici biologici, ok? :)
Anzitutto eccovi l’anatomia di un microscopio
8723
E con questa come riferimento parliamo delle varie parti che compongono il micro e a cosa servono. Delle variazioni sul tema, cioè di chi ha la supercazzola più prematurata, parlerò nel prossimo post :)
Un microscopio ha, dal basso verso l’alto:
L’accensione: dai non mi direte che devo spiegarvelo vero?
La luce: alogena nei modelli vecchiotti, a led nei più nuovi, comunque sia una fonte di luce, possibilmente fredda, posta nella parte bassa del microscopio.
Il diaframma di campo: un diaframma che si può aprire e chiudere, tramite una ghiera che gira, posizionato proprio sopra alla luce. Questo serve soprattutto per compiere delle regolazioni nella diffusione della luce e ce l’hanno solo gli strumenti di un certo livello.
Il condensatore: è una lente che fa quel che dice, cioè condensa il fascio di luce che arriva dalla lampadina e lo concentra in un punto ristretto, cioè sul campione da osservare.
Il condensatore è dotato di un diaframma di apertura. Aprendo o chiudendo questo si regola la quantità di luce che attraversa il campione.
Il condensatore, nei microscopi da medio-fighi in su, ha anche un sistema di regolazione in altezza e laterale in modo che il fascio di luce possa essere centrato e focalizzato sul campione.
Porta-filtri: come ultimo passo tra condensatore e campione (cosa da osservare) ci può essere un porta filtri, più o meno figo. Serve, come dice il nome, a tenere dei filtri, ad esempio vetri colorati.
Il tavolino: è il piano su cui si posiziona il preparato da osservare, posto tra due vetrini appositi. I due braccini di metallo che sono sul tavolino servono a tener fermo il vetrino. In qualsiasi microscopio appena oltre il livello giocattolo il tavolino è dotato di un sistema di traslazione, cioè un sistema di movimento. Ancora più semplicemente: ci sono due manopole che regolano il movimento del vetrino sul tavolino, su/giu e di-qua/di-la.
Bene, fino a questo punto la luce è nata nella lampadina, è stata condensata dal condensatore, è arrivata a colpire il campione sul tavolinetto.
Adesso la luce (immagine) viene catturata e ingrandita dall’obiettivo.
Gli obiettivi sono sistemi di lenti che prendono l’immagine e la ingrandiscono di un tot. Tot che dipende dall’obiettivo. Quando su un obiettivo si legge “10x” vuole dire che quello ingrandisce di 10 volte.
Di obiettivi ce ne sono generici e specialistici, scassoni super-economici e superfighi da prego-ecco-il-mio-rene. Comunque la loro funzione è sempre quella, fare il primo ingrandimento.
Gli obiettivi sono montati su un disco rotante detto revolver, che può essere a 3, 4 o 5 posti.
L’immagine ora viaggia verso un secondo sistema di lenti per il secondo ingrandimento. Questo è operato dagli oculari che servono sia per ingrandire ulteriormente (in genere 10x ma a volte anche di più) che… per metterci gli occhi. Sono infatti i due “cosi” montati sulla testa del microscopio.
Quindi, quando guardiamo negli oculari vediamo… NIENTE!
Oh furbi, ma avete messo a fuoco? Eh si perché le manopole della messa a fuoco mica sono li per bellezza :) quelle servono a regolare la distanza del tavolino, e quindi del campione, dall’obiettivo. Si mette cioè a fuoco. Sono due perché una permette movimenti ampi, ed è detta macrometrica. L’altra permette una regolazione fine, ed è la micrometrica.
Ecco, ora si che si può vedere qualcosa. Il cosa sta solo ai vostri interessi, in generale comunque cose trasparenti e sottili. Sezioni di tessuti animali e vegetali, spore fungine, ma per noi acquariofili sono interessanti le gocce d’acqua, dove possiamo vedere i dinoflagellati che ci fanno dannare, i foraminiferi che ci fan ben sperare e possiamo pure controllare la regolarità intestinale dei nematodi che non fanno che dibattersi :)
Ok per oggi ho dato, vi ho fatto l’infarinatura all’acqua di rose… nel prossimo post parlerò di come scegliere il vostro primo strumento. :)
(e se vi annoio prendetevela con Giordano Lucchetti , colpa sua ahah
Apro word, scrivo il titolo, entro in fissa sulla pagina bianca, da scrittrice che si rispetti, mentre riordino le idee e penso alla scaletta… e in questo momento mi sovvien l’eterno, una rivelazione.
Sto per scrivere un articolo su come scegliere il primo microscopio senza considerare che i miei fidi 12 lettori alla prima parola tecnica, tipo che so, “coassiale”, potrebbero fare lo sguardo mucca-che-guarda-treno e mettersi a piangere dondolandosi in un angoletto.
Allora ho cancellato il titolo e ho formattato la scaletta degli argomenti. Perché prima di parlare di come si sceglie un microscopio è fondamentale che io spieghi COSA E’ UN MICROSCOPIO!
E spero che i fanatici dei tecnicismi mi perdoneranno le semplificazioni e i paragoni faciloni.
Allora… prima cosa prima da chiarire è… non tutte le cose che ingrandiscono sono microscopi! Ed è importante capire subito che nel campo degli ingrandimenti, andando oltre la lente d’ingrandimento, ci sono fondamentalmente due strumenti alla portata dell’osservatore amatoriale: Lo Stereomicroscopio e il Microscopio Ottico. Se invece vincete al gratta e vinci magari potete arrivare a permettervi anche un microscopio elettronico, che quelli da tavolo non costano nemmeno tanto, ma non allarghiamoci in sogni proibiti :)
Dunque dicevamo: Stereomicroscopio (da qui in poi STEREO) e Microscopio Ottico (da qui in poi MICRO).
Il concetto base è più o meno sempre quello: c’è un oggetto da osservare che viene illuminato in qualche modo, l’immagine viene ingrandita da una prima serie di lenti (obiettivo) e ingrandita ancora di più da una seconda serie di lenti (oculari, dove si poggiano gli occhi). Poi ci torneremo.
Questi due strumenti, pur sembrando pressoché uguali agli occhi dei profani, sono differenti per costruzione, concezione, finalità d’uso (anche se il succo detto sopra vale per entrambi).
Sono strumenti complementari tanto che i microscopisti amatoriali hanno spesso entrambi.
Qui sotto a sin uno stereo, a dx un micro
(Disclaimer per le immagini: i modelli delle foto in questo articolo sono quelli che personalmente possiedo, non sono pagata dalle case per pubblicizzare questo o quel microscopio)
8721
Per dirla in parole brute e senza entrare in dettagli ottici tediosi (sbadiglio al solo pensiero) lo STEREO è come una lente d’ingrandimento sotto steroidi.
Prendete una mosca e guardatela con la lente d’ingrandimento, vedrete un moscone.
Guardatela con uno stereo e vedrete un mostro esazamputo degno del miglior film fantascemenzio giapponese anni ’80 (tipo che ti aspetti di veder arrivare Megaloman).
L’oggetto che si mette sotto l’obiettivo dello stereo viene illuminato da sopra, vi è cioè una luce che illumina la superficie dell’oggetto (tecnicamente epi-illuminazione). Il sistema di lenti ingrandisce l’immagine anche di molto (fino a 100x i modelli più fighi) e, grazie alla costruzione dello strumento, osservando negli oculari si ha una visione tridimensionale, con profondità e tutto, dell’oggetto.
Non si vede dentro l’oggetto ma la sua superficie.
Questo tipo di strumento è ottimo per indagare la superficie delle cose, per guardare cose non troppo piccole, per osservare micro-animaletti vivi, per selezionare e prelevare da un campione quello che si vuole osservare poi al microscopio ottico etc.
Se però si vuole vedere cose molto piccole o vedere in trasparenza sotto la superficie, allora si deve entrare in azione con un microscopio, nel quale la luce non colpisce la superficie dell’oggetto ma LO ATTRAVERSA. (si dice che si opera in "luce trasmessa").
Si, è vero che ci sono gli stereo con l’illuminazione sotto l’oggetto, ma non è la stessa cosa che col micro, fidatevi.
E ora inizia la parte davvero tosta del post. Fate una pausa, prendetevi un caffè, andate a fare pipì, vi aspetto.
Fatto?
Ok andiamo avanti.
Prima di tutto vi presento… il microscopio
8722
In questa immagine potete vedere tre tipi di microscopio ottico, stesso strumento, diversi livelli.
A sinistra un molto-entry-level, al centro un semi-professionale, a destra un professionale.
Spiegarvi perché uno è entry e l’altro è un professionale sarà oggetto del mio prossimo post, che riguarderà cosa cercare in un microscopio, intanto iniziamo a farci l’occhio sulle parti che compongono un micro e a come son disposte.
Nota per i pignoli: si lo so che ci sono i contrasti di fase, gli invertiti, quelli a fluorescenza e un sacco di altri tipi, ma qua mi limiterò scientemente ai classici biologici, ok? :)
Anzitutto eccovi l’anatomia di un microscopio
8723
E con questa come riferimento parliamo delle varie parti che compongono il micro e a cosa servono. Delle variazioni sul tema, cioè di chi ha la supercazzola più prematurata, parlerò nel prossimo post :)
Un microscopio ha, dal basso verso l’alto:
L’accensione: dai non mi direte che devo spiegarvelo vero?
La luce: alogena nei modelli vecchiotti, a led nei più nuovi, comunque sia una fonte di luce, possibilmente fredda, posta nella parte bassa del microscopio.
Il diaframma di campo: un diaframma che si può aprire e chiudere, tramite una ghiera che gira, posizionato proprio sopra alla luce. Questo serve soprattutto per compiere delle regolazioni nella diffusione della luce e ce l’hanno solo gli strumenti di un certo livello.
Il condensatore: è una lente che fa quel che dice, cioè condensa il fascio di luce che arriva dalla lampadina e lo concentra in un punto ristretto, cioè sul campione da osservare.
Il condensatore è dotato di un diaframma di apertura. Aprendo o chiudendo questo si regola la quantità di luce che attraversa il campione.
Il condensatore, nei microscopi da medio-fighi in su, ha anche un sistema di regolazione in altezza e laterale in modo che il fascio di luce possa essere centrato e focalizzato sul campione.
Porta-filtri: come ultimo passo tra condensatore e campione (cosa da osservare) ci può essere un porta filtri, più o meno figo. Serve, come dice il nome, a tenere dei filtri, ad esempio vetri colorati.
Il tavolino: è il piano su cui si posiziona il preparato da osservare, posto tra due vetrini appositi. I due braccini di metallo che sono sul tavolino servono a tener fermo il vetrino. In qualsiasi microscopio appena oltre il livello giocattolo il tavolino è dotato di un sistema di traslazione, cioè un sistema di movimento. Ancora più semplicemente: ci sono due manopole che regolano il movimento del vetrino sul tavolino, su/giu e di-qua/di-la.
Bene, fino a questo punto la luce è nata nella lampadina, è stata condensata dal condensatore, è arrivata a colpire il campione sul tavolinetto.
Adesso la luce (immagine) viene catturata e ingrandita dall’obiettivo.
Gli obiettivi sono sistemi di lenti che prendono l’immagine e la ingrandiscono di un tot. Tot che dipende dall’obiettivo. Quando su un obiettivo si legge “10x” vuole dire che quello ingrandisce di 10 volte.
Di obiettivi ce ne sono generici e specialistici, scassoni super-economici e superfighi da prego-ecco-il-mio-rene. Comunque la loro funzione è sempre quella, fare il primo ingrandimento.
Gli obiettivi sono montati su un disco rotante detto revolver, che può essere a 3, 4 o 5 posti.
L’immagine ora viaggia verso un secondo sistema di lenti per il secondo ingrandimento. Questo è operato dagli oculari che servono sia per ingrandire ulteriormente (in genere 10x ma a volte anche di più) che… per metterci gli occhi. Sono infatti i due “cosi” montati sulla testa del microscopio.
Quindi, quando guardiamo negli oculari vediamo… NIENTE!
Oh furbi, ma avete messo a fuoco? Eh si perché le manopole della messa a fuoco mica sono li per bellezza :) quelle servono a regolare la distanza del tavolino, e quindi del campione, dall’obiettivo. Si mette cioè a fuoco. Sono due perché una permette movimenti ampi, ed è detta macrometrica. L’altra permette una regolazione fine, ed è la micrometrica.
Ecco, ora si che si può vedere qualcosa. Il cosa sta solo ai vostri interessi, in generale comunque cose trasparenti e sottili. Sezioni di tessuti animali e vegetali, spore fungine, ma per noi acquariofili sono interessanti le gocce d’acqua, dove possiamo vedere i dinoflagellati che ci fanno dannare, i foraminiferi che ci fan ben sperare e possiamo pure controllare la regolarità intestinale dei nematodi che non fanno che dibattersi :)
Ok per oggi ho dato, vi ho fatto l’infarinatura all’acqua di rose… nel prossimo post parlerò di come scegliere il vostro primo strumento. :)
(e se vi annoio prendetevela con Giordano Lucchetti , colpa sua ahah